Pagina (273/772)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Io te la dirò.
      Zeusi non credeva il bello esser triviale. Simile alla virtú, il bello non si mostra, non si dona che al costante amore, alla diligente perpetua ricerca. Agatarchide si gloriava un giorno di dipinger presto. - Io, al contrario - rispose Zeusi, - di dipingere adagio. Consumo assai tempo in dipingere, perché voglio che assai tempo durino le mie pitture(284). -
      Or, se ad un uomo, il quale per tanto tempo è andato in traccia del bello e crede finalmente di averlo ritrovato, tu ti presenti e dici: - Non è questo quello che tu cercavi: - credi tu che egli non abbia diritto di dimandarti: - Che sai tu di queste cose? Mentre tu sedevi ozioso a cicalare cogli altri oziosi sul fòro, io e notte e giorno non ho fatto che ricercarlo; ho annoverati tutt'i segni che lo distinguevano; ho visti tutti quegli oggetti che erano diversi; credo finalmente di averlo afferrato. Che sai tu che non sia quello che io ricercava? -
      NICERATO. O Nicomaco, a questo tuo modo, non vi sarebbe bello che per li soli artefici: un bello di convenzione, il quale non sarebbe diverso dal difficile.
      NICOMACO. Ma tu non hai voluto aspettar la fine del discorso dell'artefice. Se egli ti avesse conchiuso, dicendoti: - Tu non puoi conoscer questo bello che io ti mostro, - sarebbe stato per certo un pazzo. La natura de' pazzi è quella appunto di aver un tal bello, che è conosciuto da loro soli. Ma, se egli, al contrario, avesse detto: - Uomo dabbene, non credere che tu possa in un momento riconoscer quello che io per tanto tempo ho inutilmente ricercato.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





Zeusi Nicomaco