Questa è la prima immagine confusa, oscura; e, se o io o la donna passiamo in fretta, questa sará la sola che ne avrò. Ma, se mi trattengo a contemplarla, questa prima immagine a poco a poco si renderá piú chiara e piú distinta. Io ne osserverò tutte le sue parti. L'ombra, che dánno i capelli, mi apparirá meno densa di quella della veste, e questa sará anch'essa un pocolino sfumata al paragone di quella del corpo. Né l'una né l'altra mi sembreranno piú due coni: ma la veste mi dará de' gruppi di ombre diverse, che si ripiegano dolcemente l'un sopra l'altro; i capelli rassomiglieranno gli ultimi fiocchi di nebbia, che rimangono attaccati alle piante dopo che il vento della mattina ha dissipata quella massa piú vasta, piú densa, che tutta ricopriva la pianura; e, se continuo a riflettervi dentro, osserverò anche gli effetti di quel raggio del sole cadente, che ora con sí delicata varietá l'indora... Siete voi convinti, o Cleobolo, o Nicerato, della veritá di ciò che io vi dico?
NICERATO. Chi potrebbe dubitarne?
NICOMACO. Or bene: quelle idee, la successione delle quali nella mente mia si misura per momenti, nella mente universale di un popolo, ed in conseguenza nella storia dell'arte, misurasi per etá e quasi per secoli.
CLEOBOLO. Questo è quello che io non bene intendo, o Nicomaco. Tu non hai bisogno che di poche ore per far tutte queste tue osservazioni. Perché poi, onde sien fatte da mille, vi sará bisogno di molte generazioni?
NICOMACO. A te sembra meravigliosa e quasi incredibile questa tanta differenza di tempo, ed io farò cessare il tuo stupore, mostrandotela anche piú grande di quella che tu credi.
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Cleobolo Nicerato Nicomaco
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