In Grecia avete incominciato adesso ad avere scuole di pittura: non vi è tra voi nessuno il quale non voglia conoscer le prime regole del disegno(298). Quando però sará venuto il tempo della corruzione, potranno tali scuole far sorgere un pittore, ma non mai far risorgere la pittura.
NICERATO. Credi tu dunque, o buon Nicomaco, che siavi un'etá in cui gli uomini d'ingegno abbondino piú che in un'altra?
NICOMACO. Perché non lo crederei io, mentre vedo tutt'i grandi uomini fiorire nella stessa etá, e poi succedere lunga serie di generazioni, nelle quali, ad onta delle cure maggiori e de' migliori studi, non vedo che uomini mediocri(299)?
L'uomo che dipinge non è egli uno del popolo che giudica. Gli altri, dicesi, hanno il gusto: egli solo ha l'ingegno. Vane parole! L'ingegno non è che lo stesso gusto. Prima d'imitare convien sentire: solo ciò che si sente, si gusta; solo ciò che si sente vivamente, si imita. Or vi è un'etá, in cui gli uomini ancora rozzi, occupati interamente del necessario, senton poco il bello, poco lo gustano, poco l'imitano. Ve ne è un'altra, nella quale, corrotte le loro menti dai vizi, ammollite dalle ricchezze, dagli agi, dall'ozio, perdono il senso delle cose veramente belle e sublimi, e corron dietro la frivolezza, la ricchezza ed il gigantesco. O virtuoso Nicerato, vuoi tu che io te lo dica? L'etá delle belle arti è l'etá delle grandi azioni, delle nobili idee, de' forti e generosi affetti: l'etá de' grandi artefici è l'etá de' grandi uomini; quella etá, in cui un popolo intero par che si desti dal suo letargo ed agogni a nuova e piú gloriosa vita.
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Grecia Nicomaco Nicerato
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