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      Piú che i piccoli vizi d'Ippodamo, i quali finalmente son morti con lui, spiaccionmi i grandi vizi nostri, per i quali ci si toglie di trar profitto dalle di lui virtú. Mi annoiano que' nostri vecchi, i quali chiamansi "sapienti", sol perché seguon caparbi le massime di altri piú vecchi di loro. Essi dicono che questo nuovo modo rende le cittá piú aperte alle invasioni dell'inimico. Come se una repubblica ben ordinata dovesse aspettare il nemico in cittá! Ed un momento dopo ti sostengono che le cittá non debbono aver mura, come Ippodamo propone e come si pratica in tutte le cittá d'Italia(346), perché ti dicono la principal difesa di una cittá dover essere nei petti de' cittadini(347)! Non ti pare che costoro ragionino ancora come i ciclopi, primi padri di tutti i popoli(348), i quali tutto riducevano alla difesa della loro grotta, e poi nella grotta non sapevano mettere un uscio?
      Se mai vorrai ricercar gl'inventori di quei pubblici banchetti, che tanta parte fanno delle leggi di Creta e di Sparta e che tanto potere hanno sui pubblici costumi, non obbliar gl'italiani. Licurgo li ordinò in Sparta; prima di Licurgo, Minosse li avea istituiti in Creta; ma, prima che Minosse regnasse in Creta, li avea messi in uso tra questi popoli Italo, re di quella regione che si stende tra 'l seno scilletico ed il lametico, e che prima della sua etá chiamavasi Enotria. Abitavano allora le regioni, che sono sul Tirreno, gli opici, e quelle altre, che sono intorno al promontorio Iapigio, abitavano i caòni.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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