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      XIV. Discorso di Archita.
      Pitagora è da considerarsi piú come ordinatore di cittá che come mero filosofo - Definizione pitagorica del filosofo - Orfeo è un mito foggiato dalla scuola pitagorica - Parallelo tra Orfeo e Pitagora - Differenza tra i filosofi e i "grandi in sapienza popolare" - Cattiva arte di governo far conoscere al popolo prematuramente tutte le veritá - Comunicare a un popolo lo spirito della vita senza inaridirne la fonte, tale il dovere del saggio - Tristissima condizione civile e politica d'Italia avanti Pitagora - Disegno di Pitagora: far dell'Italia una sola cittá - Donde la necessitá d'istruire coloro che dovevano reggere il popolo - Ragioni per cui Pitagora, e in genere i grandi riformatori, si dissero inviati da Dio - I cosí detti miracoli di Pitagora - Spesso nient'altro che tropi rettorici - Mirabile in Pitagora l'a proposito - Abari e Pitagora - Arte finissima con cui Pitagora riuscí a salvarsi dalle insidie di Falaride d'Agrigento e a fargli perdere trono e vita - Per convincere il popolo non basta la sola virtú - Vero saggio non è colui che abbia dette piú veritá, ma chi ne abbia persuase di piú utili - Pitagora difeso dall'accusa di soverchia religione.
      XV. Secondo ragionamento di Archita
      Necessarie cautele nel giudicare i grandi uomini - Stratagemma usato da Pitagora nel fondare la sua scuola a Samo - Inesorabilitá di lui in fatto di morale - Le oscure sentenze pitagoriche nient'altro che proverbi popolari - Interpetrazione di alcune di esse - Sono quasi sempre proverbi antichissimi, e non inventati da Pitagora - Difficile non l'inventare proverbi, ma scoprirli in un popolo e sapersene servire - Utilitá didattica dei proverbi - Perché le leggi civili debbano essere diverse dai precetti religiosi e dai costumi - Un riformatore deve dar pochi precetti e molti consigli - Utilitá degli esempi dati dagli uomini virtuosi - A essi soltanto un riformatore può confidare integralmente la sua dottrina - Collegi pitagorici e loro classi - Pitagorici e pitagorei - Dottrina interiore e dottrina esteriore nella filosofia pitagorica, quella segreta e questa pubblica, e perché - Ottima accademia ma pessima cittá quella di soli sapienti - Un mezzo savio è un pazzo finito - Errore tanto il mettere il popolo a parte di tutti i segreti dei saggi, quanto il vietargli i buoni studi utili alle arti - Ottima cittá quella in cui ciascuno sia al suo posto - Rispetto per gli dèi e pei maestri voluto da Pitagora - Stolto, pei saggi, disputare delle loro dottrine davanti al popolo - Dovere imprescindibile dei maestri di non farsi mai mancar di rispetto - Bisogno, per le dottrine destinate a produrre riforme popolari, di collegi, iniziazione, segreto - Misteri eleusini e di Samotracia non piú utili quando diventati troppo comuni - Ma i collegi non debbono mai isolarsi dagli uomini - Triplice fine dei collegi pitagorici - Diffusione del pitagorismo nella Magna Grecia, in Lucania e nel Sannio, e suoi benefici effetti - Ma la riforma non fu compiuta per mancanza di tempo - Persecuzione di Cilone contro i pitagorici - Abolizione della schiavitú propugnata dai pitagorici - Rivolte degli iloti a Taranto e abolizione della schiavitú civile - Contro le cittá a regime schiavistico - Odio dei grandi contro i pitagorici - Concitarono contro loro i popoli, concedendo a questi una eccessiva libertá.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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