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      L'ho conosciuto anche io, mio caro Speusippo, quel Timeo, l'amico di Socrate e di Platone; l'ho visto, l'ho ascoltato... l'ascolto tutt'i giorni... Non ha l'Italia uomini piú grandi di Archita e di Timeo! Il primo, occupato delle cure della patria, ha rivolti tutt'i suoi studi agli usi della vita: Timeo, tolto per l'infelicitá de' tempi all'amministrazione della sua cittá, che avea altre volte governata colla mente e difesa col braccio(380); Timeo si è dato tutto intero allo studio del vero intellettuale.
      Uomini simili non si possono conoscer meglio che ascoltandoli; non descrivere altrimenti che narrando i loro ragionamenti. Io vado sempre ad udir le lezioni di Timeo, provveduto del necessario per notare tutto ciò che egli dice.
      Immagina, dunque, una gran sala, in cui sian radunati circa cento ascoltatori, tutti in ordine, tutti nel piú profondo silenzio.
      Nel fondo della sala si vede una sedia piú alta delle altre, e sita in modo che colui che vi siede è in faccia agli ascoltanti; dietro a lui, pendente dal muro, è un gran quadro ove colla matita si possono disegnare delle figure geometriche; in una tavola posta innanzi alla sedia vedi vari compassi, regole, squadre ed un libro particolare, che i pittagorici hanno per facilitare le operazioni dell'aritmetica(381). Timeo finalmente appare, siede: ascoltalo, è egli stesso che parla(382).
      Io vi ragionerò della natura; io vi ragionerò del mondo, dell'uomo e di Dio. L'uomo abita una casa, la quale per eccellenza chiamasi col nome di ?bella'; ma l'uomo suppone un'origine, e la casa suppone un architetto.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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