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      Se noi rivolgiamo attentamente lo sguardo sopra tutte le cose che ci circondano, se consideriamo tutti gli avvenimenti che si succedono, ne vedremo di due nature: alcuni liberi, altri necessari. Quindi vi debbono essere due cagioni diverse di tutte le cose: la mente e la necessitá. Imperciocché la mente è quella che sola può esser causa delle cose che essa fa, e contener la ragione delle opere in se stessa: tutte quelle altre cose, che hanno tale ragione al di fuori, sono spinte o trascinate da una necessitá; e, se mai avvien che esse siano cagioni di altri effetti, non sono che cagioni secondarie, dalle quali, passando da una ad un'altra, è necessario sempre rimontare alla mente. Senza mente non esisterebbe nulla.
      Or questa mente, da cui è stato prodotto, per cui si conserva ed è mosso quanto esiste, questa mente noi chiamiamo Dio.
      Ma, prima che il mondo esistesse, quale oggi noi lo vediamo, era necessario che esistesse nella mente dell'architetto l'idea di ciò che volea fare e che esistesse la materia dell'opera sua. Questa materia era eterna, senza forma, senza moto, senza figura, senza division di parti; capace però di tutte le leggi e di tutte le forme, tostoché un migliore autore gliele avesse date. Che è mai dunque quel mondo in cui noi viviamo? Non è altro che l'esecuzione dell'idea eterna, che esisteva nella mente dell'architetto eterno. Se in soggetto tanto sublime, quanto è quello di cui ragioniamo, fossero permesse le similitudini; se fosse concesso misurare la natura e Dio colle nostre piccole parole, si potrebbe dire che l'idea rassomiglia al padre, la materia alla madre ed il mondo sensibile al feto.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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