Archita intanto sorrideva; Ponzio, il virtuoso e rustico sannita, faceva piú che sorridere; io solo credeva, perché conosceva meno di loro l'Italia. Ed avendo un giorno comunicate ad Archita alcune mie osservazioni, dalle quali io traeva lieti auguri: - Filosofo - mi disse egli, - ma non ti avvedi che tu osservi da per tutto Platone? Per quanto sia grande la tua penetrazione, la malizia degli uomini è maggiore. Tu sei troppo osservato per poter osservare con facilitá. Al tuo cospetto tutto si compone alla platonica, ciò che si crede indegno di te si nasconde; e tu, straniero, lontano dal popolo, non hai né il tempo né il modo di riconoscerlo: desideri il bene, e lo credi facilmente sol perché lo desideri. -
Son passato da Eraclea in Locri: ho riveduto Agelade, Ostilo, Archippo; ed appena si ricordano de' concili di Eraclea! Ciascuno ha riaperto il suo cuore agli affetti della cittá, della casa, di sé. Le assemblee vagliono quanto il popolo le vuol far valere, cioè quanto vale lo stesso popolo; se gli oratori son troppo savi, corrono rischio di esser inutilmente lapidati.
Quando un popolo commette la sua sorte ad un uomo, gl'impone il dovere di renderlo felice, ma nel tempo istesso ne impone a sé un altro di esser virtuoso; e questo secondo dovere, sebbene non espresso, è piú santo del primo, imperciocché non vi sarebbe cosa piú stolta di un uomo il quale dicesse ad un altro: - Rendimi felice, ma non mi togliere i miei vizi. - Or che sperare da un popolo, il quale, quando si tratta di nominare i suoi magistrati, dice loro: - Io voglio cessare di esser infelice; - quando poi si tratta di ubbidire ai medesimi, dice: - Ma non voglio cessar di esser vizioso?
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