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      Io non so se la loro musica era migliore o peggiore della nostra: so che essi vi si divertivano; e, quando una cosa mi piace, tutti gli argomenti della piú sottile dialettica non possono fare che non mi piaccia. Tu sai di quei di Abdera, sugli animi de' quali poteron tanto una volta i modi di un compositore, di cui ora non mi ricordo il nome, che, agitati da estro quasi divino, all'uscir dal teatro, scorrevan tutti per le piazze ripetendo, dolcemente forsennati, i versi di Euripide:
     
      O Amore, degli uomini signore e degli dèi!(418)
     
      Noi ragioniamo piú sottilmente, ma quei di Abdera piú profondamente sentivano. E solo, per Ercole! uno che non senta può far quel paragone che noi facciamo tra ciò che è oggi e ciò che è stato ieri, tra ciò che è oggi e ciò che potrebbe essere dimani. Quando un'anima fredda va ad ascoltare i modi di Timoteo, egli prova nel suo cuore un vuoto; vola col pensiero in cerca di un altro oggetto e dice sbadigliando: - Oh! la musica di Orfeo dovea esser pur altra cosa! - Egli ha ragione: quella di Timoteo per lui non val nulla. - Che dici tu mai? - risponde un altro che la sente vivamente. - Io piango, io rido, io moro: Timoteo fa di me quello che vuole: non vi è altri simile a Timoteo. - Ed anche costui ha ragione: Timoteo per lui è tutto.
      Tutto il genere umano, mio caro Platone, è diviso in tre classi di uomini: coloro che ragionano, coloro che sentono e coloro che non sentono e non ragionano. Il maggior numero è di questi ultimi e, credimi, non è il piú infelice.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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