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      Or, per imitare, bisogna sentire; per gustar ciò che si è imitato, bisogna sentire ancora. Quando l'animo del compositore sará piú unisono colle cose esterne, l'espressione sará piú vera; quando gli animi degli ascoltanti avran piú simiglianza col compositore, l'espressione sará piú vivamente sentita. Allora si dirá che la musica è piú bella o almeno piú efficace.
      I primi costumi de' nostri padri eran semplici, e perciò piú simili tra loro: i sentimenti di chi componeva eran piú simili a' sentimenti di chi ascoltava. Qual meraviglia che allora la musica produsse il massimo effetto, come anche il massimo effetto produsse l'eloquenza?
      Pochi sentimenti essi provavano, e semplici; poche parole avea la loro lingua, e vere. Qual differenza non trovi tu tra i sensi espressi ne' versi di Simonide per i morti alle Termopile, e quelli che oggi gonfiano i nostri epitafi?
      Pochi sentimenti aveano, ma nobili e puri, quali sono quelli che per l'ordinario muovono fortemente l'anima. I benefíci degli iddii ed i nostri bisogni c'ispirarono i primi canti di gratitudine o di preghiera; le illustri azioni della patria c'insegnarono i canti di marcia e di vittoria: la religione e la patria si unirono a farci celebrare gli eroi; e quando incominciò una vita piú agiata, ebbe la sua parte del canto anche l'amore, ma l'amore del bello, e non giá l'amore della voluttá.
      I nostri cinque modi di musica presero il nome da quella nazione che li avea inventati e presso la quale erano stati in uso maggiore. Ma, se io dovessi dar lor un altro nome, lo trarrei dal genere d'imitazione che in essi predomina; e questo secondo nome indicherebbe anche il costume de' popoli che l'usano.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





Simonide Termopile