... - Ella sorrise, mi rialzò, e cangiò in un istante di aspetto. Un istante prima io avea creduto veder scintillare ne' suoi occhi la pietá: non avea pronunziate che poche parole, e la pietá era passata.
E che pensi tu che mi abbia detto, o Platone? - Tu credi che tutto nella natura sia messo per dilettare i sensi. Questa mattina, che tragge gran parte delle sue bellezze dalla tempesta che l'ha preceduta, questa mattina non ti rammenta qualche infelice a cui essa possa costar qualche lagrima e che possa aver bisogno del nostro soccorso? Ogni piacere, che la natura offre ai nostri sensi, spesso non è che un ricordo di nuovi doveri al nostro cuore; compiamoli, ed il cuore otterrá un nuovo piacere e maggiore. - E qui mi parlò de' pescatori che nella scorsa notte avean dovuto molto soffrire, e mi dipinse il loro misero stato, esposto alli capricci del mare ed a quelli degli uomini, piú insensibili del mare(433), e mi disse che essa avrebbe desiderato soccorrerne taluno, che... Ed io son volato al suo soccorso.
Oh virtú! virtú! E qual forza di destino fa sí che nella bocca della piú bella tra le creature tu sii nemica del piú soave tra gli affetti umani?
XLVII
DI CLEOBOLO A PLATONE
[Convito in casa di Mnesilla e ragionamenti che vi fanno intorno all'amore.]
Oggi si è parlato di amore. Il saggio Clinia lo ha proposto per tema de' ragionamenti di un convito che Mnesilla ha dato a tutt'i suoi amici ed ai parenti suoi.
- In veritá, o Clinia - ha detto Timareta, la zia di Mnesilla, la quale era con noi in compagnia della giovane sua figlia Laodice, - in veritá, Doride sarebbe piú atta di me e di tutti voialtri a tali ragionamenti, perché Doride piú di me e di voi tutti sa l'arte di destare, di conservare, di accrescere quell'affetto che chiamasi "amore", e che oggi vedo divenuto soggetto delli discorsi de' sapienti.
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