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      Cluenzio è uno de' principali cittadini di Larino, ch'è la principale cittá dei frentani(441). Io ho passata una notte in sua casa. Gli son grato per la cortese ospitalitá colla quale mi ha accolto. Larino mi piace: bella cittá, mediocremente popolata, meno decaduta di Canosa, di Arpi; mi si dice che sia anche piú grande di Luceria, che io ho lasciata sulla mia sinistra, e di Siponto, che mi è rimasta sulla dritta, alle falde del Gargano; ha un bel teatro, il sito che occupa è deliziosissimo(442). Tutto bene, ma non credo poi a tutto quel dippiú che l'amor della sua gente fa dire a Cluenzio. Il territorio de' frentani, rinchiuso tra il Frentone ed il Trino (ed estendiamolo pure dal Frentone ad Ansano) io credo che non si estenda, nella massima lunghezza, piú di cinquecento stadi; la larghezza non eccede li duecento. I sanniti, loro alleati, fanno con essi da padroni, ed estendono la loro influenza fino a Luceria, ed anche piú in lá(443). Un tempo si disputerá sull'esistenza di tutti questi popoletti, perché si cercheranno invano le loro azioni; si disputerá sui loro confini, perché si cercherá invano il loro imperio: alla memoria de' posteri non passerá che il nudo nome.
      Dopo il Tiferno il suolo cangia interamente di aspetto. Non piú pianure, ma neanche monti; sono colline messe dietro altre colline, che si vanno a poco a poco innalzando quasi mezze proporzionali tra le basse pianure, che sono al livello del mare, e le nevose cime del Matese, che tu incominci a vedere appena sei fuori de' confini della Daunia, e che vedi sempre presenti in tutto il tuo cammino, formanti, insieme coi monti de' peligni, una corona che compie il gran quadro all'occidente.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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