Pagina (413/772)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      ]
     
      Hai tu conosciuto mai alcuno di quegli uomini devoti, i quali tengono in casa loro una picciola statua di Giove, a cui fanno orazioni e si raccomandano ne' loro bisogni; e talora avviene che, nel fervore delle loro pie contemplazioni, quella picciola statuetta acquista ai loro occhi nuove forme e nuova vita, e par che mova gli occhi e faccia cenni colla testa e colle mani; e, continuando a scaldarsi la fantasia, appoco appoco la statuetta s'ingrandisce, e prima eguaglia il Giove di Olimpia, poscia lo supera e quasi tocca colla testa le nuvole; e l'uomo giura di aver visto Giove vivo e vero, che sostiene con un dito della sua mano la catena immensa a cui sono attaccate le cose mortali ed immortali? Tale oggi sono io, mio caro Platone. Da molti giorni mi avea formata nella mia mente la statuetta del buon agricoltore e l'andava da molti giorni esaminando, contemplando, ammirando; e, a forza di contemplare e di ammirare, ora veggo il Giove olimpico degli agricoltori.
      Io lo veggo, io l'ascolto, io sono nella sua casa. Egli non è giá un idolo della mia fantasia. È Attilio di Duronia(468), l'amico di Ponzio, ed un tempo suo rivale nella gloria del campo e del fòro; oggi, ricco di anni e di meriti, compie la sua giornata, simile al sole che tramonta, con uno splendore forse men grande ma piú caro.
      Egli non ha nella sua famiglia se non una figlia, che diresti esser una delle Grazie or ora fuggita dalla reggia di Venere per seguire Cerere o Diana. Ella è giá promessa in isposa a Pompedio, primo figlio del mio ospite di Maronea, e che vien con me a Boviano, ove si celebreranno in quest'anno le feste de' matrimoni.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





Giove Giove Olimpia Giove Platone Giove Attilio Duronia Ponzio Venere Cerere Diana Pompedio Maronea Boviano