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      Né con altra arte, o giovani, avrebbero ridotti a dimore certe ed a connubi stabili ed a beate leggi i primi abitatori d'Italia il padre Giano, e tu, o Saturno, che non di altro titolo tanto ti onori quanto di quello di piantator di viti(473). Prima gli uomini erravano sulla faccia della terra come bestie feroci, amanti la vita ma non la patria, perché non ne aveano: non vi era un luogo che conservasse il deposito de' travagli loro; non vi era un angolo ch'essi lasciassero con dolore. Or qual arte sará piú gloriosa di quella per cui son dii e Giano e Saturno?
      Io soglio spesso sedermi sopra quella pietra ch'è accosto a quel muro della mia casa dalla parte che riguarda il mezzogiorno, e riscaldarmi ai tepidi soli della primavera o dell'inverno. Noi vecchi amiamo il sole. Attilia attende alle cure di casa; i miei lavoratori compiono cantando le opere del giorno; ed io frattanto solo tra me e me penso e ragiono. Ed uno de' frequenti ragionamenti che soglio fare è quello che vi ho esposto.
      Talora mi si presentano innanzi alla mente quei che chiamansi "sapienti" e che io reputo superbi, e par che faccian pompa del loro sapere e che dicano: - Vedi: un sol uomo è giunto a conoscer tanto! - Stolti che siamo! Se tutto ciò che sa l'ultimo degli agricoltori potesse esser stato scoperto da un uomo solo, non vi sarebbe sulla terra un altro uomo eguale a costui in sapienza.
      Quanti secoli han dovuto scorrere, quante cure sono state necessarie, perché quel toro, che è il re delle nostre selve, piegasse l'ardua cervice e consentisse a diventare il servo dell'uomo?


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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