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      La sola mente non si stanca mai, perché immortale. Se godono i soli sensi, è necessitá cangiar diletto ad ogni istante. Dal fonte istesso de' piaceri sorge un amaro desiderio di qualche cosa piú bella, che tutto turba e contrista il dolce de' primi.
      Or chi potrá liberarci da questa crudele alternativa di desiderio e di noia? chi rendere i nostri desideri piú vivi e piú costanti, onde il diletto sia nel tempo istesso e maggiore e piú durevole? La sola mente. Essa sola può dire ai sensi: - Quello di che voi godete è veramente bello, né vi è altro bello oltre quello di cui godete. - Allora il desiderio irrequieto de' sensi si acqueta: l'animo, che prima avea solamente goduto, incomincia a sentir che gode, a sentire che possiede ciò che desidera. In mezzo ai numerosi diletti che ci offrono i sensi, la sola mente può darci la tanto difficile ad aversi e tanto necessaria coscienza della felicitá.
      L'immagine del bello è nel fondo delle menti nostre. Esse lo videro, allorché, lungo tempo prima che fosse impastato il nostro corpo, vissero in compagnia degl'iddii, in quella parte piú elevata del cielo che nessun vate ha lodata né loderá degnamente giammai. Ivi Giove, primo tra gl'iddii, guidando un cocchio alato, cammina duce degli altri, tutte le cose ornando ed ordinando sapientissimamente; e lui segue esercito innumerevole di iddii minori e di demòni diviso in undici cori, diretti da undici conduttori; undici, poiché Vesta se ne rimane sempre sola nella casa degl'iddii. Ma i cocchi degl'iddii, ben bilanciati e tirati da cavalli immortali, camminano agevolmente.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





Giove Vesta