Nacque allora la sincera pietá verso gl'iddii. I primi uomini li temevano sol quando tuonavano, ma né mai aveano sciolto un inno, né arso un grano d'incenso in gratitudine de' benefizi loro, i quali pur superano di tanto la somma de' loro castighi. Infelici! essi ignoravano che mai fosse l'amare e l'esser amato. Temevan gli iddii come signori e potenti, ma non sapevano ancora invocarli come amici e padri. Questi nomi non si udivano ancora sui loro labbri feroci, perché i dolci affetti, ch'essi esprimono, ancora tacevano ne' loro cuori. Tutto, insomma, ciò che bea ed adorna la vita, tutto è dono vostro, o sapientissimo Mercurio, o potentissimo Amore. Il mondo giá esisteva, ma era il mondo della materia e della necessitá: vostra mercé, santi numi, nacque il mondo della mente e della virtú.
I desidèri de' sensi rimasero. Sono essi i venti, i quali spingono il legno nella navigazione della vita. Ma l'amore avea resa piú forte la ragione, ed i venti non perdettero piú il legno.
Pèra chiunque corrompe le leggi di Amore, rendendolo inutile alla cittá e facendolo servire alle altre passioni degli uomini. Quella cittá, nella quale l'amore rimane inutile, somiglia un artefice stolto, il quale, avendo ricevute in dono dalla natura due mani, volontariamente si priva dell'uso della destra. E tra gli uomini quale è il piú vile? Quello che non ha mai amato. Quale, sebben non ancora lo sia, diventerá il piú vile? Quello il quale fará servire l'amore a tutte le altre sue passioni. Chi mai purgherá l'anima, se quest'affetto, che tra tutti è il piú generoso e che ci è ispirato per purificar tutti gli altri, viene ad esser dagli altri avvilito e corrotto?
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Mercurio Amore Amore
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