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      E tu quali affetti ispiri a coloro che hanno la felicitá o la sciagura di amarti? Mentre tu sei tra i monti del Sannio, Mnesilla languisce; e di questo suo languore, bellissimo-e-buonissimo Cleobolo, ne tocca non picciola porzione anche a noi; poiché Mnesilla fissa i suoi occhi a terra e si ostina per qualche ora a non voler parlare, o, se rompe talvolta il silenzio, parla per qualche altra ora, ma solamente di te. Di qualunque cosa avvien che si ragioni, se ella prende parte nel discorso, ci dice sempre: - Cleobolo farebbe, Cleobolo direbbe, Cleobolo faceva, Cleobolo diceva... Cleobolo che fará? che dirá? - Cosí, o parli o taccia, Mnesilla è interamente perduta per noi.
      Questa cosa sará bella e buona; ma, a dirla tra noi, caro il mio Cleobolo, mi pare che ambedue potreste finalmente risolvere, se pur volete continuare a far all'amore, di farlo a spese vostre, senza che costi tanto anche agli amici. Sai quante volte mi è venuto in testa di dire a Mnesilla: - Ma intendetevi finalmente come s'intende tutto il resto del mondo, e finitela? - Ma, quando poi la vedo, mi sembra tanto dolcemente mesta, i suoi sospiri sono tanto affettuosi, ti nomina con tanta tenerezza, rivolge con tanta grazia quei suoi occhi al cielo, che la sua passione incomincia a parermi una cosa santa; ed io non ardisco piú di parlarne, per téma di non profanarla.
      Ben comincio ad avvedermi che ha li suoi grandi piaceri anche la vittoria di se stesso. E di fatti qual altra ragione ha potuto mover Mnesilla a farti partire?


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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