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      Quando si tratta di angariare gli altri popoli per loro guadagno, non riconoscon la nazione; ricorrono però a lei ogni volta che lo sdegno degli altri popoli minacci loro qualche pericolo. Le nazioni vicine spediscon legati al concilio generale, ed il concilio non sa che debba fare: se vuol render giustizia ai vicini che la reclamano, i capuani, i cumani, i nolani non ubbidiscono; se risponde ai vicini che queste cittá non ubbidiscono, i vicini si credon scherniti, perché non possono intender come mai popoli dello stesso nome e della stessa lingua sieno nel tempo stesso indipendenti dalle leggi generali e protetti dalle forze comuni(504).
      I nostri fanno la guerra, la pace, le alleanze, il commercio, ciascuno a suo modo ed a conto suo: i soli errori vanno a conto di tutti. Ed io temo non un giorno questa condotta rompa quel debole legame che ancora ci unisce, armi i sanniti contro sanniti, e le nazioni vicine, sdegnate dalla nostra politica e forti per le nostre divisioni, finiscano coll'opprimerne tutti(505). -
     
     
     
      LXIII
     
      DI CLEOBOLO A PLATONERAGIONAMENTO DE' LEGATI
      PREGIUDIZI E SPIRITO PUBBLICO DE' ROMANI
     
      [Fede dei romani nel destino di Roma - Guerra contro i Galli - Esito della guerra di Chiusi - L'assedio di Roma - Camillo - Un pregiudizio forma un matto: dieci formano un eroe - Pregiudizi funesti e pregiudizi utili alle nazioni.]
     
      I legati romani son due buoni e valorosi uomini; modesti quando parlasi di loro, orgogliosi quando parlasi della loro patria. Appartengono per parentela alle prime famiglie di Roma; ambedue ornati di molte corone, premi della loro fortuna, e di molte ferite, segni piú certi del loro valore militare.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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