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      Le leggi, gli ordini pubblici, i costumi riuniscono sulla testa di un uomo solo il valore, la prudenza, la virtú, i nomi, gli averi de' vari uomini e di molti secoli, e ne formano un gigante. Distruggete gli ordini, i costumi, le leggi; separate un uomo dall'altro: tutta quella forza, la quale nasceva dal consenso di tutti, si distrugge e non rimane che la forza dell'individuo. Chi perde allora tutto? Il grande: egli solo ha che perdere. Chi vince nel primo momento? L'audace. L'audacia č forza ove tace giustizia. E gl'iddii di tempo in tempo la fan tacere per rammentare agli uomini il bisogno che ne hanno. Chi finalmente trionfa? Il virtuoso. E questa, mi dice Ponzio, č quella che io chiamo altissima provvidenza degli iddii, onde dimostrare ai virtuosi che la costanza nella virtú non č mai senza premio, ai potenti che l'obblio della medesima non č mai senza pena.
      Aggiungi ancora nuovi delitti. Servio, per gratitudine verso il primo Tarquinio, dá la sua figlia Tullia in moglie al figlio di costui, e lo designa suo successore nel trono. La scellerata impazienza di regnare muove la figlia ed il genero ad attentare alla vita dell'ottimo re; si assidono sul trono ancor grondante del sangue paterno, ed amministrano il regno colle stesse arti colle quali lo aveano acquistato. Tutti coloro i quali piangevan Servio furon perseguitati: eran tutti i buoni di Roma. Il senato fu quasi deserto, perché Tarquinio ai senatori estinti non ebbe mai cura di sostituire de' nuovi, onde il senato intero per iscarsezza di numero invilisse.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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