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      E chi mai, in tanta fragilitá umana, potea confidar di vivere sempre innocente? Estinto ogni timor de' Tarquini, i padri abusarono del loro potere, e la plebe mormorò a vicenda con queste parole: - Che abbiam noi guadagnato? Invece di un sol re, ne abbiamo due, ne abbiamo cento: noi sempre miseri, sempre oppressi da' debiti... Quelle stesse leggi, che sotto autoritá de' re mettevano in salvo la nostra vita, oggi per ragion di pubblica sicurezza tacciono. E chi sa se si rinnoveranno mai piú? Era pur prima concesso al cittadino, condannato dai giudici a pena capitale, provocare al giudizio del popolo. Oggi non può. Ci si era promesso che noi romani avremmo eletti i nostri magistrati. Perché dunque li elegge il senato? Ed ecco che Valerio (il compagno di Bruto), rimasto solo nel consolato, edifica sulla cima di Velia la casa, onde poter, come da un castello, dominar tutta la cittá... -
      Valerio amava veracemente la patria sua. Demolí la sua novella casa. Rinnovò la legge della provocazione al popolo. Indi si stabilí che il popolo istesso avrebbe nominati i consoli, e si riserbò al senato il solo diritto di promulgarne la nomina in proprio nome(515).
      Incominciano a sorger ordini di governo libero. Incomincia il popolo ad aver leggi. Ma i padri, ancor prepotenti, tutto giorno le infrangono, ed impunemente; perché per l'ordinario le offese fatte al pubblico non son fatte a nessuno. E l'abuso si spinse tant'oltre che la cosa si ridusse ad aperta sedizione: la plebe si ammutinò e si ritirò sul Monte Sacro.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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