Pagina (483/772)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Tu ben vedi che i censori hanno grandissimo potere.
      I consoli ritengon sempre il diritto di presiedere al senato, e la cura della pace, della guerra e di tutto ciò che possa mettere in grave pericolo la libertá o la sicurezza dello Stato; e ne' casi difficilissimi, onde, per troppo numerosa e lunga deliberazione, né si tradisca il segreto né si perda l'opportunitá del momento, il senato o dá loro nuovo e piú ampio potere, incaricandoli di provvedere perché la repubblica non soffra verun detrimento(517), o loro impone di nominare un magistrato straordinario, che chiamasi "dittatore" ed innanzi al quale cessano tutti gli altri magistrati e tacciono tutte le leggi. Prima i consoli amministravano essi stessi la giustizia: ora a questa presiedono i pretori, i quali hanno il secondo onore tra tutti gli altri magistrati dopo i consoli e spesso in loro assenza ne adempiono le veci. Alla pubblica annona, alle feste, agli edifizi pubblici, alle pubbliche strade soprastan gli edili. E questi sono que' cangiamenti che negli ordini, a parer mio, il solo tempo ha prodotti.
      Ma l'altro cangiamento, e piú grande; quel cangiamento, che non il solo numero de' magistrati, ma la stessa natura degli ordini ha alterata; quello, quanto egli è, tutto si deve ai tribuni. Essi incominciarono dal chieder leggi scritte; non giá perché fino a quel tempo Roma fosse stata senza leggi, ma perché, antiche ed insufficienti ai bisogni sempre nuovi di una cittá che di giorno in giorno cresceva in ricchezza e civiltá, rendevano indispensabile una continua interpretazione; e questa era tutta in mano de' patrizi, i quali sotto nome d'interpreti eran veri legislatori.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





Stato Roma