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      Noi non abbiamo religione civile. In Atene vi sono tante religioni diverse quanti sono gl'iddii che veneriamo. Ciascun tempio ha i sacerdoti suoi; ed i sacerdoti di un tempio non hanno altro di comune con quelli di un altro se non la rivalitá per avere un maggior numero di offerte; nessuno di essi ha che fare collo Stato. In Roma tutt'i sacerdoti, tutt'i tempii, tutt'i riti sono sottoposti ai collegi de' pontefici o degli áuguri, e questi sono ambidue sottoposti al senato ed al popolo(527).
      La religione in Roma ha due parti principali: il culto e gli augúri. Le feste, i riti, la santitá delle cerimonie, le nozze son commesse ai pontefici: essi dichiarano ciò che gli uomini debbono agl'iddii. Gli áuguri al contrario dichiarano ciò che gl'iddii o promettono o minacciano agli uomini. Non si elegge un magistrato, non si convoca un'assemblea, non si risolve una guerra, non si dá una battaglia, se prima gli áuguri non abbian dichiarato che gl'iddii son propizi. Spesso la minaccia di augúri infelici ha impedito un errore; spesso lo ha emendato. Gli augúri forman la parte principale di tutte le religioni, perché gli uomini sono piú attaccati agl'iddii per ciò che ne sperano che per quello che loro debbono. Ma noi abbiamo gli augúri nostri in Delfo, in Dodona: fuori della cittá e del potere dei nostri magistrati. Giove ubbidisce al senato di Roma: a quale delle cittá della Grecia ubbidisce Apollo? Egli si vende o si dona a tutti: quindi contraddizione eterna nelle sue varie risposte o eterna ambiguitá, niun uso de' suoi oracoli per lo Stato, picciola fede presso il popolo.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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