Ti dicono, per esempio, che Numa fu il primo ad insegnare a potare le viti ed abbrustolire il farro(547). Tanto erano i romani ancora lontani dal conoscer l'uso del pane! E Numa non è stato che trecento anni prima di me; ed in trecento anni soli, dall'ignoranza del pane e del vino, siam giunti a saper tante cose quante oggi ne sappiamo! Esistono anche ai dí nostri statue e pitture bellissime(548) molto piú antiche di Roma; e non è credibile che tali cose siensi fatte da popoli i quali non conoscevano il pane ed il vino. Dirai tu forse che aveano agricoltura ed arti le cittá vicine, e le ignorava intanto Roma? Puoi tu credere che il pane si conosca in Megara e non si conosca in Atene?
Io credo dunque ciò che dicono i nostri sapienti, i quali dan per certo che ne' tempi antichissimi l'Italia tutta fioriva per leggi, per agricoltura, per armi e per commercio. Quando questo sia stato, io non saprei dirtelo: troverai però facilmente altri che te lo saprá dire meglio di me. Questo solamente posso dirti io: che allora tutti gl'italiani formavano un popolo solo, ed il loro imperio chiamavasi "etrusco"(549). Oggi rimane appena una picciolissima parte dell'Italia che ritenga tal nome. So che l'industria ed il commercio generaron la ricchezza, e la ricchezza generò la voluttá ed un viver molle, che prima corruppe il vigore degli uomini, poscia distrusse anche il vigore dell'imperio. Lo Stato si sciolse, le arti si trascurarono, si obbliarono, i vizi produssero l'oppressione e la miseria, queste la spopolazione e l'ignoranza, e l'Italia divenne di nuovo un deserto, nel quale gli uomini tornaron a menar vita ferina(550).
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