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      Ma non sia permesso a chiunque di parlargli di tutto. La nostra repubblica è stata perduta dai Cleoni e da tanti altri oratori, nuovi, stolti, fanciulli. Non sia permesso di convocare il popolo se non ai magistrati(552). Ricórdati del sublime detto di quello spartano, il quale, avendo udito nel pubblico concilio proporsi un parere onesto da un uomo di perduta fama, disse: - Questo stesso parere si proponga da un altro. - Tanto quel savio credeva pericoloso concedere, anche a fine di bene, il diritto di proporre il male!
      Piacemi che nei concili non si dia voto ai giovinetti. Qual bisogno possono aver mai di parlare, quando i loro interessi sono commessi ai padri loro? Ecco che tra noi, per voler seguire un ordine diverso, le assemblee sono sempre tumultuose e le risoluzioni puerili. Quando i giovani deliberano insieme coi vecchi, han sempre mille modi di soverchiarli, sia per la forza, sia per l'eloquenza, sia per quella simpatia che naturalmente ispira la gioventú e per quella inclinazione, e quasi diresti debolezza, che ha sempre per essa la vecchiaia. I giovinetti, avvezzi per tempo a primeggiare nelle gare sedentarie di un'assemblea, diventano arroganti, trascurano l'utile fatica e preferiscono la facile gloria di parteggiare nel fòro tra i loro cittadini a quella di vincere nel campo i loro nemici.
      Altri chiamerá gli ordini di Roma oligarchici. Io li trovo simili a quelli di Sparta, temperati con molta sapienza tra la monarchia, l'aristocrazia e la democrazia. Un ordine diviso dalla plebe è sempre utile a moderare l'indocilitá della medesima e a dare uno sfogo all'ambizione de' privati, i quali voglion sempre ascendere; e se avvien che tra essi e la sovranitá non siavi che un solo scalino, avrete sempre a temere un usurpatore.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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