Nelle cittá democratiche. al contrario, di rado avviene che manchi l'uomo straordinario negli straordinari bisogni, perché, scegliendosi tra un numero maggiore, è piú facile ritrovarlo; e quindi tali cittá di rado nel pericolo rimangon sopraffatte, ma riacquistano nuova energia, e quasi diresti che tornano a nuova vita. Si corrompono però facilmente nei tempi tranquilli, perché, essendovi anche allora chi vuole primeggiare, e non potendo acquistar la stima del popolo con azioni grandi, delle quali i tempi non han bisogno, tenta di guadagnarla con doni e con moine. Allora "il forte al vile nell'onor si eguaglia"; ed il popolo diventa simile al vecchio di Aristofane, il quale si dona a colui che gli presenta un cuscino piú morbido, che gli offre un manicaretto piú delicato, che gli narra le piú lusinghiere novelle e che piú delicatamente gli gratta la gnucca. Tale è oggi il nostro popolo di Atene.
Ove avvien che siavi un ordine scelto, ma nel tempo istesso la facoltá a tutti di entrarvi, tostoché per le loro azioni ne sien divenuti degni, ivi tu eviti gli scogli dell'oligarchia e della democrazia. Il popolo non permetterá che i grandi per gelosia di ordine trascurino il merito; i grandi non soffriranno che altri si elevi per via di viltá e di corruzione: per opra de' secondi eviterai quella dissipazione che ne' tempi di pace dissolve le cittá popolari; per opra de' primi eviterai quella viltá per cui le cittá oligarchiche temono i pericoli, e quel livore col quale si oppongono ad ogni pensiero nobile ed ardito, e che vien dal timore dei grandi di dover ricorrere al merito di un uomo il quale non appartenga al loro numero.
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Aristofane Atene
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