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      Qual è oggi il potente? Roma. E perché mai, se un tempo siamo stati rivali degli ernici e de' volsci vicini e potenti, non vogliamo indurci a credere che o presto o tardi dobbiamo esser rivali de' romani oggi potenti e vicini?
      Tu vedi, ottimo Archita, in quale stato si trovino oggi le cose de' vari popoli che abitan l'Italia. Degli etrusci non rimane che il nome: dell'antico loro impero i Galli tengono quella parte che giace tra gli Appennini e l'estremo Adriatico; l'altra, che sta tra gli Appenini ed il Tirreno, non riconosce piú l'antica origine: di lá son Galli; di qua latini, volsci, sanniti. La lega delle vostre cittá è disciolta: gran parte delle regioni, che voi abitate, serve alla prepotenza de' siracusani. Quegli stolti de' bruzi non hanno alcuna forza a fare il bene, infinita a produrre il male, perché possono, tosto che vogliono, aprir l'Italia all'inimico del mare. I lucani faranno abbastanza se si difenderanno dai bruzi e dai siracusani. Scorri insomma tutta l'Italia da Scilla fino alle Alpi, e non troverai che cinque soli popoli i quali dir si possono ancora potenti: i lucani, i tarantini, i sanniti, i peligni, i romani. Imperciocché io non iscrivo in questo numero i Galli, forti per numero ma deboli per mancanza di ordini e di pubblica ragione, amici e nemici piuttosto per impeto che per calcolo, piú atti a fare una scorreria che una conquista.
      E se tra que' cinque popoli che abbiam nominati si dovesse mai dare il primato ad alcuno, esso si dovrebbe sicuramente ai sanniti ed ai romani, sia per numero, sia per valore di armati, sia per lunga esperienza di guerra e lunghissima abitudine di vittorie.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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