Da qual parte dell'Italia potremo noi conquistare, e con eguale facilitá, altrettanto? I popoli, che circondan il Sannio all'oriente ed al settentrione, hanno armi ed ordini e ragion pubblica, hanno amicizia cogli altri popoli dell'Italia; e sará difficile imprender la guerra con uno senza averla al tempo istesso con molti. La nostra ambizione è giá nota. I popoli stessi, che abbiamo conquistati, non sono piú nostri amici. Stanchi per la maggior parte del nostro duro governo, gli appuli, che giá desideravano la nostra protezione, ora abborrono la nostra signoria(574); male inevitabile ogni qualvolta debole è il vincolo che unisce le varie parti dello Stato, invalido l'aiuto delle leggi, e le provincie si danno ad amministrare piuttosto come un patrimonio di pochi privati potenti che come un patrimonio del popolo intero. E non è improbabile né molto lontano che questi popoli reclamino un giorno la protezione di un altro popolo piú potente; che la reclamino gli stessi lucani, se mai cesseranno quelle ragioni per le quali oggi ci sono amici, il timore cioè della potenza siracusana(575). È della natura de' popoli deboli ed oppressi il temere piú i mali presenti che i futuri; è della natura de' popoli eguali il sospettar piú de' vicini che de' lontani: gli appuli invocheranno un nuovo signore, qualunque egli sia per essere, solo per non ubbidir piú a noi; i lucani lo invocheranno, perché noi siamo i soli che possiamo esser loro rivali. Chi ci assicura che i romani non accetteranno le offerte né degli appuli né de' lucani?
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