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LXXII
DI CLEOBOLO A PLATONELA FILOSOFIA DI OCELLO
[Argomenti degli scritti di Ocello - La sua fisica - Connessione tra le sue cognizioni - Il suo trattato sull'educazione.]
Ti scrivo dalla casa di Ocello. La sapienza, che ha abitato una volta una casa, vi lascia per molte generazioni il suo odore. Quando anche io non avessi mai in vita mia udito parlar di Ocello, pure, entrando nella sua casa e conversando coi suoi nipoti, avrei detto: - Qui vi è stato un savio. -
Le lettere di Archita li avean giá prevenuti del mio arrivo, ed avean fatto sperare anche il tuo. Io sono stato accolto come un amico, il quale venga in nome di un altro amico: tu saresti stato accolto come un dio.
Mi han mostrate le copie che si fan per te degli scritti del loro zio. - Ci spiace - han soggiunto - che i desidèri di Archita non ci sien arrivati prima! Avresti potuto recar tu stesso a Platone tutte le copie. Ora è necessitá che di molte ne rimanga la cura a noi e ad Archita(600). -
Ben sai che gli scritti di Ocello non son mica una scitala laconica. Egli ha scritto sulla giustizia, sul regno, sulle leggi, sull'educazione, sopra tutte le parti della scienza della natura; e qualunque soggetto avvien che faccia scopo delle sue meditazioni, tu vi scorgi tanto acume e tanta diligenza, che quasi sei tentato a credere ch'esso sia stato l'unico oggetto de' suoi pensieri.
Li suoi princípi di fisica li diresti quasi simili a quelli di Timeo. Vi ritrovi egualmente li quattro elementi, le quattro qualitá di caldo, umido, freddo e secco, le quali, diversamente distribuite, producono le nostre diverse sensazioni; le.
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