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      Il mare lambisce ancora i piedi de' monti vostri, e tutto dimostra non averne lasciate le cime se non da brevissimo tempo.
      Quando io sono stato in Atene, ho conversato spessissimo col vostro Tucidide, quegli stesso che fu generale in Amfipoli e fu vinto da Brasida. Le nostre famiglie erano unite per antica ospitalitá. Tu sai che quell'uomo č stato diligente ricercatore delle memorie vostre e che ne ha scritti de' commentari dottissimi nel tempo istesso e veracissimi. Or mi ricordo che, ragionandosi un giorno delle vostre colonie, egli diceva esser tutto falso ciň che si narrava sulle colonie spedite dai greci prima della guerra di Troia. Non avea allora tanti uomini la Grecia da poterne inviar fuori. Due secoli dopo di Inaco, vi fu nella Beozia quel diluvio che chiamasi di Ogige, e due secoli dopo il diluvio di Ogige vi fu quello di Deucalione. Narrasi, e non senza ragione, che tutta la Grecia fu ricoperta dalle acque; e gli antichi abitatori, se mai ve n'erano, furon tutti distrutti, e nuove genti dovettero venire da altri paesi a generare un popolo nuovo. Quindi Cecrope in Atene, e Cadmo in Tebe, e Danao in Argo; prove tutte che i greci eran tanto pochi di numero da non bastare neppure a coltivar le loro terre.
      Molti de' vostri maggiori, non lo nego, son venuti a stabilirsi in Italia ed in Sicilia, ma ben tardi, e quando giá si eran moltiplicate le antiche nazioni indigene, che da lungo tempo prima aveano abitati li nostri monti. Essi han fatto nelle pianure e sul lido del mare vari stabilimenti, ora unendosi colle famiglie del paese, ora facendo loro la guerra e discacciandole dalle antiche sedi e distruggendole.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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