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      Ciascun popolo intanto corre verso una nuova lingua; e, discostandosi qual piú qual meno dall'antica, avvicinandosi qual meno e qual piú alla nuova, pare che presentemente ciascuno abbia una lingua diversa. La lingua nuova non si è formata ancora, e forse non si formerá se non quando l'Italia sará di nuovo riunita sotto un solo impero. Lo stesso è avvenuto in Grecia. Tu devi ben rammentare che la tua stessa Atene è stata abitata dai tirreni, i quali vi han parlata la stessa lingua dell'Italia(619). Né ti deve esser ignoto che questa stessa lingua parlasi anche oggi in Imbro, in Lenno ed in qualche altra isola dell'Egeo(620).
      Poco prima dell'epoca della guerra di Troia, quella vostra antica lingua incominciò a cangiarsi. Vedi le memorie di tal cangiamento in Omero, il quale tanto frequentemente rammemora gli uomini "barbarofoni" ed "articolatamente" parlanti. Tutto nella storia dimostra che in quel tempo erasi sfasciato un gran popolo, e distrutte le sue leggi, la sua lingua, la sua civiltá. Questo grande sfacelo incominciò, siccome suole sempre avvenire in un grandissimo corpo, in una sua parte, da cui si estese poi a tutte le altre. Ed è probabile che nella Grecia avvenisse prima che altrove per quelle grandi crisi che voi solete chiamar diluvi di Ogige e di Deucalione, dai quali il mio zio credeva doversi incominciar la storia greca. Di questi diluvi non vi è altra memoria nelle tradizioni italiane se non una, incerta, oscura, per la quale si dice che gli umbri, uno de' piú antichi nostri popoli, siasi salvato dalle acque.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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