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      All'ordine successe la corruttela, alla civiltá la barbarie; quella barbarie dalla quale voi greci incominciaste a risorgere dall'epoca degli argonauti e della guerra di Troia. Imperciocché il primo e piú funesto effetto della barbarie è quello di separar un uomo dall'altro; il secondo, che di tutti gli affetti umani, primi e veri vincoli di ogni societá, non conserva che lo sdegno. Ma la provvidenza degl'iddii adopra questo stesso sdegno per ricondurre i popoli alla ragion civile; ed a far ciò lo infiamma maggiormente e lo spinge a piú grandi imprese, onde poi ne avviene che gli uomini incominciano a poco a poco a sdegnare le picciole. Achille si reca a gloria distruggere una cittá ed arrossisce di incrudelire contro una donna. Tu dirai questa esser ferocia maggiore: far mille miseri invece di uno. Ma tale è la natura del fango onde è formata la metá dell'uomo: la ferocia par che diventi piú grande, ma intanto si fa piú rara. S'incomincia a credere non esservi gloria ove non vi sia contrasto: si vola a combattere un re, un guerriero, ma si perdona al debole e si protegge: intendi bene? si protegge il numero maggiore. Dall'antica primitiva ferocia si forman due affetti: uno è coraggio in affrontare, in ricercar grandi perigli, spesso senza sperar altro guiderdone che la gloria di superarli; l'altro è magnanimitá per la quale si sdegna tutto ciò che non è glorioso. Abbatter forti e protegger deboli: ecco la divisa di que' cavalieri che noi chiamiamo "eroi", e per opra de' quali ritornano alli popoli tempi migliori.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





Troia Achille