(627). Ma noi non tessiamo genealogie; non parliamo della storia degli uomini ma di quella de' popoli; e la storia di un popolo non in altro consiste che nella storia della sua civiltá. Non c'inganniamo, o Cleobolo: quando noi disputiamo per sapere qual de' due popoli tra il greco e l'italiano sia stato il piú antico, non intendiamo, non possiamo intendere di saper altro se non se qual de' due abbia avuta piú antica civiltá. Di tutto ciň che precede la civiltá non esiston memorie; e di ciň che non ha memorie noi saremo sempre ignoranti. -
Allora io: - Anche Platone avea detto che la civiltá, che Omero descrive nell'Odissea, era maggiore di quella che descrive nell'Iliade, ond'č che molti credono esser que' due poemi composti in tempi diversi. Tu mi dimostri che descrivon costumi di diversi luoghi: dell'Iliade tutti gli eroi sono greci; dell'Odissea spesso la scena č in Italia. Stiasene dunque questa cosa cosí: ma ti farň una seconda interrogazione. Qual popolo credi tu che sia stato il padre comune degl'italiani e de' greci? -
Ed egli: - Chi puň saperlo? Io non oso dirlo, ma tu puoi da te stesso veder ove tendano le mie congetture. Qual č la parte della terra alla quale sono unite e l'Italia e la Grecia? Posso dirti che di lá sono venuti i primi antichissimi padri nostri e vostri. Questa probabilitá, che nasce dalla osservazione delle terre, č confermata dal paragone delle lingue. I traci sai che fin dai tempi di Achille e di Ettore parlavan la stessa lingua de' troiani, cioč la vostra; e, se debbo prestar fede a que' mercatanti, i quali, o per la via di Marsiglia o dell'Adriatico, sono penetrati nell'interno delle terre che giacciono al settentrione dell'Italia e della Grecia, que' popoli chiaman con nomi poco diversi da' nostri quelle cose che prima di tutte le altre soglion gli uomini conoscere e nominare: notte, giorno, padre, madre, ecc. ecc.
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