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      Abbiamo esaminate le vicende di queste lingue, ed abbiam visto che la lingua italiana è molto piú antica della greca: quella era corrotta in tempo che questa quasi non era ancor nata. La storia della favella si è trovata conforme a quella della terra. Vogliam esaminar la storia de' costumi? Troviamo la civiltá italiana piú antica della greca. Quando le storie de' costumi, delle favelle, della terra sono di accordo tra loro, non abbiam noi diritto di conchiudere che in questo accordo sta la piú evidente dimostrazione del vero? E questo è quanto noi possiam asserire. Ora tu spingi le tue interrogazioni oltre i limiti della civiltá e delle memorie umane. Tu vuoi sapere quale sia stato il popolo generatore di tutti gli altri popoli. Qualche indovino o qualche sacerdote te lo dirá, se mai glielo rivelerá qualche dio. Io, che altra guida non ho che le memorie umane, non potrei dirti nulla.
      - Non ti chiederò questo, Ocilo; ma ben ti chiederò in qual tempo sono vissuti cotesti tuoi antichissimi italiani, quali sono i loro fatti, quali le loro memorie.
      - Ed a questo - egli riprese - non ti voglio risponder io. Noi andremo tra pochi giorni in Pesto. Vi andremo in giorno di grandissima solennitá. Gli abitanti di quella cittá han ritenuto piú tenacemente e piú lungamente degli altri gli antichi costumi ed i riti antichi. Hanno accolti nella loro cittá i sibariti, ma i nuovi abitatori non han potuto coi loro esempi sedurre gli antichi. È stata Pesto conquistata dalle nostre armi: noi ne siamo oggi i signori.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





Ocilo Pesto Pesto