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Non è favola, o Cleobolo, quello che Ocilo narra delle antiche origini de' popoli e delle vicende del genere umano; ma una parte di ciò, ch'egli dice, sembra favola al volgo de' greci, perché l'ignora; un'altra parte gli stessi sapienti o la tacciano o la susurran tremando e quasi come favola, per non offender l'orgogliosa ignoranza del volgo. Tu udirai ciò che ti dirá il sacerdote di Posidonia; io intanto ti ricordo ciò che il vecchio sacerdote di Saina soleva dire al nostro Solone: - Voi greci siete sempre fanciulli, né di Grecia è alcun vecchio, perché nell'animo vostro non è niuna vecchia opinione, niuna scienza canuta per ricordanza di cose antiche. Voi non rammentate nulla che sia piú antico di Foroneo, di Niobe, di Pirra e Deucalione: le memorie piú antiche sono state perdute nell'inondazione che allora sommerse la terra. Imperciocché molte e varie furono e saranno le rovine degli uomini: alcune prodotte da cagioni minori, le piú gravi prodotte dalla forza del fuoco o delle acque. Se la distruzione vien dalle acque, si salvano tra gli uomini gli abitatori degli altissimi monti; se dal fuoco, gli abitanti delle pianure vicine al mare; ma sí questi che quelli, in picciol numero, privi di lettere e di memoria e perciò divenuti quasi di nuovo fanciulli: di tutte le azioni, le leggi e le virtú de' padri loro non rimangono che i nomi, e questi anche oscuri e confusi, perché, per la rozzezza di quegli uomini che si salvano, non si può ritener la memoria delle cose. Ed a questa prima cagione di obblivione e d'ignoranza si aggiunge anche la lunghezza del tempo, perché bisognosi tanto essi quanto i figli propri delle cose al vitto necessarie, e ponendo nella ricerca delle medesime tutta la loro mente, ogni cura di altre cose abbandonarono.
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