Tale è l'altra che dai nostri poeti, grandissimi conservatori e corruttori delle memorie antiche, si simboleggia colla favola di Fetonte, la quale rammenta un vastissimo incendio che arse e distrusse gran parte della terra, e specialmente l'Italia, ove narrasi che Fetonte sia caduto. E questa rovina di fuoco fu molto piú antica di quella che le acque produssero in Grecia nell'etá di Deucalione e di Ogige.
Non vi è popolo, il quale non incominci la sua storia da una di queste rovine: essa si trova nella storia di tutt'i popoli. Quale tra questi sará il piú antico? quello il quale conta piú lungo numero di secoli dopo tale rovina. Or noi per certo ne contiamo molto pochi: essi non sono sufficienti a far di nuovo apprendere a' greci le arti della vita. Le pietre di Pirra non potevano dopo quattrocento anni soli produr Dedalo, e dopo ottocento il tuo grande avo Solone(629). È necessitá che i greci abbiano apprese queste cose dagli altri popoli, onde supplir coll'esperienza altrui alla propria, per la quale mancava il tempo necessario. Non vedi che di moltissime parole della nostra favella convien derivarne l'origine dalla favella de' barbari?(630). Eranvi dunque de' popoli piú colti, ed in conseguenza piú antichi. Io non ti negherò, o virtuoso Cleobolo, che i nostri greci in un altro periodo di tempo sieno stati e piú colti e piú potenti degl'italiani; ma in questo, nel quale noi viviamo, gl'italiani sono piú antichi de' greci. La gran crisi, che ha distrutta l'antica civiltá italiana, ha preceduto quella dalla quale è stata distrutta l'antica civiltá nostra; e la civiltá nuova è risorta prima in Italia che in Grecia.
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