Non dovea io narrartela? Che etrusci! che storia! che parlar di vicende dell'Italia, della Grecia, di uno, dí due popoli, dell'intero genere umano! La mia mente non ha inteso nulla, non ritien nulla di tutto ciò che ha inteso; ma il mio cuore ha sentito, perché sentiva vivamente l'uomo che a me ragionava. È avvenuto a me quello che avviene a chiunque vede un gran quadro, sul quale sieno dipinte battaglie, naufragi e spazi infiniti di cielo e di mare ed infinite varietá di terre. Ma, se mai, tra tanti oggetti, avvien che siavi una persona, in volto alla quale vedi dipinto un grandissimo affetto, tu obblii tutti gli altri oggetti, e non senti che il dolore di quella persona. L'intelletto è vinto dal cuore. Tutti gli altri oggetti par che si ricoprano di una mistica tenebria, la quale, simile all'oscuritá di una notte tempestosa, rende piú efficace l'impressione che il lampo cagiona sui tuoi occhi.
Immagina dunque una delle piú belle e limpide mattine che le ore inviano ai mortali. Noi sedevamo poco lungi dal mare: avevamo lasciato il tempio alle nostre spalle: il porto di Pesto ci era a sinistra: dall'un lato e dall'altro terre pompose per fertile varietá, deliziosi colli, ed al di lá de' colli montagne piú alte, ma tutte coperte di viti e di olivi: in faccia si apriva ampio interminabile oceano. Sedevamo da qualche tempo. Il sacerdote dovea parlare; giá Ocilo gli avea esposto l'oggetto della mia curiositá; ma intanto egli taceva, e tacque per lungo tempo. Finalmente si rivolse a me e mi disse:
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