Ogni norma di giusto o d'ingiusto si perde, si estingue. Il savio ti dirá che un'azione è grata agl'iddii perché giusta; ma il volgo dirá ch'è giusta perché grata agl'iddii(668). E qual azione sará tanto feroce o vile che, moltiplicato all'infinito il numero degl'iddii e dati ad essi tutti gli affetti e le parzialitá umane, non possa aver un dio, se non autore, almeno approvatore?
Né qui finiscono i mali, o miei amici. Ovunque i popoli vivono uniti e sicuri e coltivano in pace l'agricoltura e le arti, ivi la massima parte della nostra sussistenza dipende da' mezzi che sono nelle nostre mani: l'esperimento ci convince esservi nell'universo un ordine di cose pel quale prospera sempre l'utile fatica ed è sempre felice la virtú; si genera nelle nostre menti l'idea piú sublime e nel tempo istesso piú vera che concepir si possa della divinitá; l'idea di un autor sapientissimo e potentissimo conservator di quell'ordine che ci rende beati; e noi pronunziamo il santo suo nome solo per rendergli grazie e perché sia fatta la di lui volontá, la quale non può esser che volontá di virtú e di bene. Ma, quando i popoli sono divisi e gli ordini turbati, le leggi tacciono, le arti languiscono, la vita diventa misera e sottoposta a mille accidenti che non si possono né prevedere né impedire; e gli uomini, perduto il retto uso delle proprie forze, tutto temono e tutto sperano dalla divinitá, che o offendono con insensate lagnanze o tentano con voti piú insensati. Ed allora nasce una specie funesta di superstizione, per la quale si vorrebbe costringere gli iddii a prender parte in tutte le piú picciole cose de' mortali, e si moltiplica il numero de' falsi sacerdoti, i quali vi promettono ogni felicitá, vi salvan da ogni pericolo, vi espiano da ogni delitto, vi sciolgon da ogni dovere.
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