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      S'ignorerá l'anno preciso della sua nascita, ma non s'ignorerá quello della sua morte; s'ignorerá anche questo, ma si sapranno gli anni della sua vita, si saprá almeno l'epoca nella quale è vissuto, e non si fará contemporaneo di altri uomini che hanno esistito in due o tre secoli diversi. Ma, quando avvien che di un uomo s'ignori non solo la patria ma anche la provincia, ma anche la regione; non si sa l'anno della sua nascita, non quello della sua morte, non la durata della sua vita; e questa si estende per molti secoli, e si riempie di accidenti contradittòri, inesatti, miracolosi: allora è necessitá credere che l'esistenza di quest'uomo preceda quel tempo che Varrone chiamava "istorico".
      Or tutto ciò si osserva nel maggior numero degli scrittori che abbiamo sulle cose pittagoriche; e, per disgrazia maggiore, le poche notizie, che ci han conservate Platone ed Aristotele, sono di natura diversa da quelle che abbiamo dagli scrittori posteriori, talché la veritá non può emergere neanche dal paragone de' vicendevoli detti. Platone ed Aristotele, per l'ordinario, parlan della dottrina; le notizie della storia è necessitá, per l'ordinario, raccoglierle dagli altri. Quindi è che io credo tutto ciò che riguarda la dottrina esser piú facile a rischiararsi che quello che riguarda le azioni e la cronologia de' pittagorici. Per conoscer queste ultime cose, noi non possiamo avere quel criterio di vero che consiste nel paragonare il detto di un autore o colla cosa istessa o col detto di un altro autore, la di cui fede sia superiore ad ogni eccezione: le cose non esistono piú, e que' pochi autori, sulla fede de' quali si potrebbe riposare, per l'ordinario non ne parlano.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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