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      E cosí avviene sempre, tutte le volte che una veritá passa da una nazione all'altra: colui, che la diffonde, passa per inventore, talora perché i lettori vogliono risparmiar la fatica di risalire alle prime sorgenti, tal altra perché l'orgoglio nazionale di una nazione piú potente per numero, per commercio, per armi non tollera che si debba ad altri una veritá, e, mentre sono i piú forti, non comprendono perché non debbano anche essere i piú abili. Non è questa la storia dell'Italia nostra con tante altre nazioni moderne dell'Europa, le quali tuttogiorno ci involano la gloria delle piú belle scoperte? Ciò, che è avvenuto all'Italia moderna, è avvenuto anche all'antica, ed i greci, divenuti piú forti, si credettero anche i piú sapienti; e, mentre gli antichi scrittori asserivano ogni filosofia esser nata tra barbari, i posteriori sostennero non solo la filosofia ma lo stesso genere umano esser nato nella Grecia.
      Io non intendo come mai il dotto Meiners abbia potuto sostenere che l'opinione di esser la filosofia nella Grecia posteriore a quella degli altri luoghi sia un'opinione nata dopo Alessandro. La storia ne dice tutto il contrario. Platone tratta i greci da fanciulli. Platone dice che ai suoi tempi in Grecia non eravi geometria, ma semplicemente agrimensoria, e che la geometria vera era solamente in Italia. Platone istesso dice che solo in Italia eravi astronomia. Aristotele assicura che l'invenzione de' conviti pubblici, prima origine della civiltá greca ed italiana, era avvenuta in Italia; che in Italia si costruiva meglio che nella Grecia; che li filosofi italiani erano stati i primi ad adoprare le matematiche nelle scienze fisiche.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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