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      Io chiamo "aneddoti" tutti quei fatti destinati piuttosto a pascere l'oziosa curiositá che ad istruire lo spirito. In che mai una collezione di aneddoti differisca dalla vera storia, è piú facile sentirlo che definirlo. Ma, in generale, si può dire che nella prima vi osservi sempre del meraviglioso sia nelle parole sia nelle cagioni; nella seconda vi osservi sempre un non so che di regolare e di costante.
      Gli aneddoti per lo piú si rassomigliano e si ripetono; ed io credo che realmente essi derivano tutti dallo stesso fonte, che è quella tendenza irresistibile che ha la mente umana di confonder le parole colle idee, le idee colle cose, e le imaginazioni, simboli delle nostre idee, con fatti reali. Un valente artefice dipinge un uomo moribondo: chi vuol lodare la bellezza del suo quadro esclama: - Per Dio! egli lo ha visto! - Parrasio dipinge Prometeo, ed il volgo giura che, per dipingerlo sul vero, ha messo tra i tormenti uno schiavo. Dipinge Michelangiolo un Cristo crocifisso, ed il volgo giura che abbia crocifisso un uomo. Due artefici sono rivali; si disfidano: ecco le "linee" di Protogene e di Apelle, di Raffaello e di Michelangiolo. Si vuol lodare un artefice, e si dice: - Ha imitata la natura; - si vuol lodare un secondo artefice al disopra del primo, e si dice: - L'ha vinta. - Zeusi ha ingannato gli uccelli, e Parrasio ha ingannato Zeusi. Traducete questi fatti nella lingua delle idee, e trovate che essi non hanno esistito e che non sono altro che i simboli delle espressioni: "Parrasio ha vinta la natura", "Zeusi l'ha imitata". Essi si ripetono in tutt'i secoli, perché dipendono dalla stessa sorgente, che è eterna.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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