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      Tutti gli uomini hanno necessitá di pensare e di giudicare allo stesso modo. Se saranno barbari, cangeranno in fatti i giudizi loro, e la storia si riempirá di aneddoti.
      Seguendo quella natural tendenza che la porta a confonder le idee colle cose, e le imagini coi fatti, la mente umana tende di sua natura agli estremi, perché le sue idee e le imagini sue non hanno altri limiti che il possibile. La ragione e l'osservazione ci ritengono al fatto nelle cose presenti; la ragione e la storia nelle cose passate. Ma il popolo, che osserva poco e niente ragiona, non ha storia ma ha aneddoti, i quali hanno per loro carattere distintivo l'esser sempre estremi. E questo estremo viene a riconoscersi in due maniere: o dall'esserci sempre o quasi sempre in mezzo la divinitá, o dall'esser in contradizione con altri fatti.
     
     
      V
     
      Dell'uso di questi principi ne abbiam visto un esempio nel tratto di Vitruvio riportato di sopra. Facciamone un'altra applicazione alla storia di un filosofo il quale ha molto stretto rapporto con Pitagora, e che si può considerar come la prima epoca della storia filosofica de' greci: Talete. Non ragioniamo né del tripode di oro né della di lui amicizia con Solone, con Ferecide, né delle sue lettere, né di tante altre cose oggi da tutti riputate favolose. Ricordiamoci che visse ai tempi di Ciro, ed analizziamo ciò che sulla di lui dottrina ci ha lasciato scritto Laerzio.
      Callimaco dice [Talete] esser stato il primo ad osservar l'Orsa minore, colla quale navigavano i fenici
      . - È egli mai credibile che prima di Talete i greci non la conoscessero?


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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