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      La candela colla quale io scrivo riscalda ed illumina: ecco due mie sensazioni che io chiamo "calore" e "luce". Ma che cosa è la stessa candela? Coloro i quali seguono la scienza delle parole mi diranno: - È luce e calore; - coloro i quali seguon la scienza delle cose mi diranno: - No, il calore vi è nella candela; vi è anche la luce; ma vi son tante altre cose le quali non sono calore né luce. La candela è dunque una cosa diversa. - Forsi si passerá anche piú oltre, e si vedrá che il calore e la luce non esistono realmente nella candela, ecc. ecc.
      Ma noi non vogliam seguire tutt'i progressi che potrebbe fare la filosofia delle cose. Ci basta aver osservato donde incomincia; ed incomincia e progredisce sempre colle osservazioni. Quanto maggiore è il numero delle qualitá osservate in un soggetto, tanto piú facilmente evitiamo l'errore di confondere il soggetto colla qualitá. E, per moltiplicar questo numero di osservazioni, è necessario raccogliere, riunire anche le altrui. Le nostre sole sarebbero sempre poche ed imperfette. Quindi è inevitabile che un sapiente di scienza reale non sia nel tempo istesso ed eclettico e sincretista. Ma non perciò le opinioni altrui si confondono tra loro: che anzi allora si perfezionano, riducendosi a ciò che veramente hanno di reale
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      VI
     
      Il primo ad annunziare che i poemi di Omero potessero esser italiani è stato il dotto Ciro Minervini. Lascio alla sua grandissima erudizione la cura di dimostrarlo.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





Omero Ciro Minervini