Tanto piú che son queste appunto, l'una strettamente connessa con le altre, l'una insussistibile senza le altre, e tutte, per diverse vie, confluenti nelle ultime due (l'indipendenza e l'unitá d'Italia), che, molto piú del supposto viaggio di Cleobolo, conferiscono al Platone una sorta d'estrinseca unitá.
1. Tesi municipalista.
- Nonché barbari, quali soglion dipingerli gli storici, gli antichi abitatori del Sannio erano un popolo fiorentissimo per densitá demografica, agricoltura e scienze; popolo amantissimo della patria e gelosissimo dell'indipendenza e quindi, se questa fosse minacciata, bellicoso e guerriero, ma, in tempo di pace, mite, industre, laborioso; popolo, insomma, civilissimo e, in ogni caso, molto piú civile degli ancor barbari romani. -
È una tesi comune anche ad altri scrittori molisani del tempo (per esempio al marchese Francesco De Attellis(710)), e che, del resto, era stata giá formolata proprio da colui che aveva iniziato il Cuoco giovinetto agli studi storici ed economici(711). Basta sfogliare infatti le opere di Giuseppe Maria Galanti, e particolarmente la Descrizione dello stato antico ed attuale del contado di Molise (1781) e il Saggio sopra l'antica storia de' primi abitatori d'Italia (1783), per ritrovarvi - sulla popolazione dell'antico Sannio (giá dal Galanti supposta superiore ai due milioni), sulle ricchezze dei sanniti, sulle loro confederazioni, sui loro rapporti con altri popoli italiani, sul loro amor di patria, sul loro esercito, sui loro matrimoni e cosí via - quasi tutte le affermazioni, ora storicamente fondate ora meramente congetturali, che ricompaion nel Platone.
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