Il proposito, per altro, attuato ben presto nei riguardi del Saggio, i cui tre volumetti apparvero via via nel corso del 1801, non cominciò a divenir realtá pel Platone se non nel 1803; anno in cui, libero da precedenti impegni letterari (le Osservazioni sul dipartimento dell'Agogna e la Statistica della Repubblica italiana(757)) e non ancora assillato dalla direzione e quasi quotidiana collaborazione al Giornale italiano, il Cuoco poté consacrarsi alla composizione della nuova opera. La quale, mercé un sussidio di cinquemila lire concesso dal vice presidente Melzi(758), si cominciò a stampare ai principi del 1804 nella tipografia di Aniello Nobile (gia editore nel 1799 del Giornale letterario repubblicano di Napoli e degli atti della Repubblica napoletana e, per questo, anche lui esule a Milano(759)), che, circa il maggio di quell'anno, consegnava all'autore i mille esemplari pattuiti del primo volume e, nel novembre o decembre, del secondo(760).
È da ricordare a codesto proposito che il Cuoco soleva far rivedere i fogli di stampa, di mano in mano che uscivan dal torchio, all'allor giovanissimo Alessandro Manzoni(761), il cui innato buon gusto restò ferito nel trovare, dopo i ritratti satirici di un Apollodoro e dí un Alcistenide(762) (personificazioni di chissá quali poetastri del tempo), una satira ancora piú spietata di un Nicorio. E invero, poiché si diceva di costui che, "nelle turbolenze che hanno agitata Eraclea, cantò prima il partito degli ottimati: questi rimasero perdenti, ed egli prese a cantare il partito de' popolari"; - che "cantò sempre diverso da se stesso, perché l'odio cangia e la natura è eterna"; - che "la natura gli aveva dato il dono funesto della bile"; onde, "se mai canta la morte di un saggio pacifico, il suo canto è canto di bile; se volge in mente le leggi e gli ordini della sua patria, non è che bile: bile infinita, bile inestinguibile": - chi mai, attraverso tali connotati, non avrebbe sostituito, a quello di Nicorio, il nome di Vincenzo Monti?
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