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      Tutto quindi avrebbe dovuto indurre il Cuoco a non fare attender troppo il terzo e ultimo volume dell'opera. Ciò non pertanto, egli non si risolse a darlo alla luce se non circa due anni dopo. In una sua lettera del 22 aprile 1805(772) il ritardo è attribuito a "ragioni di economia privata", che un sussidio governativo avrebbe eliminate. Ma poiché, anche dopo la concessione del sussidio, il Cuoco si guardò bene dall'inviare il manoscritto in tipografia, è da creder piuttosto che egli si trovasse imbarazzato per l'imprudente promessa fatta nella prefazione, e che ora gli toccava mantenere, di aggiungere al romanzo propriamente detto una serie di appendici storiche(773). Le quali, all'atto pratico, gli eran divenute tanto piú difficili che non avesse creduto, in quanto, a renderlo meno apodittico nel concetto che s'era formato del pitagorismo, era concorsa la lettura dell'allora fondamentale Geschichte des Ursprungs, Fortganges und Verfall der Wissenschaften in Griechland und Rom di Cristofaro Meiners (1781-2), della quale sembra che soltanto nel 1805 vedesse la traduzione francese del Laveaux (1799)(774). Non si numerano le volte che egli, abitualmente scrittore cosí rapido e facile, prese ad abbozzarle, ora concependole come vere e proprie appendici al Platone; ora come una succosa sintesi, da essere svolta piú ampiamente in un'edizione commentata dei frammenti di Parmenide(775); ora finalmente come un'ampia trattazione sulla storia filosofica, civile e politica d'Italia anteriore al quinto secolo di Roma(776); ma, comunque le delineasse, non riuscendo mai a dar loro forma organica.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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