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      Desidero che chiunque legge questo libro paragoni gli avvenimenti de' quali nel medesimo si parla a quelli che sono succeduti alla sua pubblicazione. Troverá che spesso il giudizio da me pronunziato sopra quelli è stata una predizione di questi, e che l'esperienza posteriore ha confermate le antecedenti mie osservazioni. Il gabinetto di Napoli ha continuato negli stessi errori: sempre lo stesso incerto oscillar nella condotta, la stessa alternativa di speranze e di timore, e quella sempre temeraria, questo sempre precipitoso; moltissima fiducia negli aiuti stranieri, nessuna fiducia e perciò nessuna cura delle forze proprie; non mai un'operazione ben concertata; nella prima lega, il trattato di Tolentino e la spedizione di Tolone conchiuso e fatta fuori di ogni ragione e di ogni opportunitá; nella seconda, l'invasione dello Stato pontificio fatta prima che l'Austria pensasse a mover le sue armate, le operazioni del picciolo corpo che Damas comandava in Arezzo incominciate quando le forze austriache non esistevano piú; nella terza finalmente, un trattato segnato colla Francia, mentre forse non era necessario poiché si pensava di infrangerlo; i russi e gl'inglesi chiamati quando giá la somma delle cose era stata decisa in Austerlitz; l'inutile macchia di traditore, e l'inopportunitá del tradimento, e l'obbrobrio di vedere un re che comanda a sette milioni di uomini divenire, per colpa de' suoi ministri, quasi il fattore degl'inglesi e cedere il comando delle sue proprie truppe entro il suo proprio regno ad un generale russo.


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Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799
di Vincenzo Cuoco
pagine 270

   





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