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      Capua si poteva facilmente difendere e di lá forse si potea con migliori auspíci ritentar di nuovo la sorte delle armi. Ad un proclama che si pubblicò per la leva in massa, tutto il Regno fu sulle armi. Gli apruzzesi si opposero alla divisione di Rusca e, se non riuscirono ad impedirgli il passo, fecero però sí che gli costasse molto caro. Tra le montagne impraticabili della provincia dell'Aquila non si pervenne mai ad estinguere l'insorgenza, e la stessa capitale della provincia non fu che per pochi giorni in poter de' francesi, ridotti a doversi difendere entro il castello. L'altra divisione, che venne per Terracina e Gaeta, si avanzò fino a Capua, ma non potette impedire l'insorgenza, che era scoppiata ad Itri e Castelforte; e gl'insorgenti, che cedettero per poco le pianure, si rifuggirono nelle loro montagne, donde tornarono poco dopo ad infestare la coda dell'esercito francese, che vide rotta ogni comunicazione coll'alta Italia. Un corpo di truppe difendeva con valore e con felice successo il passo di Caiazzo. Capua avea quasi dodicimila uomini di guarnigione. Tutti gli abitanti delle contrade di Nola e di Caserta eransi levati in massa, ed eravi ancora un corpo di truppe intatto comandato da Gams.
      Io dirò cosa che ai posteri sembrerá inverosimile, ma che intanto mi è stata giurata da quasi tutt'i capuani. Se Capua non fu presa per sorpresa non fu merito di Mack, ma di un semplice tamburo o cannoniere che fosse stato, il quale di proprio movimento die' fuoco ad un cannone de' posti avanzati verso San Giuseppe e fece sí che i francesi si arrestassero.


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Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799
di Vincenzo Cuoco
pagine 270

   





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