S'imbarcò di notte, come se fuggisse il nemico giá alle porte; e la mattina seguente (21 dicembre) si lesse per Napoli un avviso, col quale si faceva sapere al popolo napolitano che il re andava per poco in Sicilia per ritornare con potentissimi soccorsi, ed intanto lasciava il general Pignatelli suo vicario generale fino al suo ritorno.
Il popolo mostrò quella tacita costernazione, la quale vien meno dal timore che dalla sorpresa di un avvenimento non previsto. Ne' primi giorni che il re per tempo contrario si trattenne in rada, tutti corsero a vederlo ed a pregarlo perché si restasse; ma gl'inglesi, i quali giá lo consideravano come lor prigioniere, allontanavano tutti come vili e traditori. Il re non volle o non gli fu mai permesso di mostrarsi. Questi duri e non meritati disprezzi, la memoria delle cose passate, la perdita di tante ricchezze nazionali, i mali presenti, passati e futuri diedero luogo alla riflessione e scemarono la pietá. Il popolo lo vide partire a' 23 dicembre senza dispiacere e senza gioia.
XIV
ANARCHIA DI NAPOLI ED ENTRATA DE' FRANCESI
Nella storia dell'Italia, gli avvenimenti della fine del secolo decimottavo somiglian quelli della fine del secolo decimoquinto. In ambedue le epoche gli stessi avvenimenti furon prodotti dalle stesse cagioni e seguíti dai medesimi effetti. In amendue le epoche il Regno fu perduto per opera di picciolissime forze inimiche: nel decimoquinto secolo, i partiti che dividevano il Regno vi attirarono la guerra; nel decimottavo, la guerra e la disfatta vi suscitarono i partiti: in quello, il re avea tentato tutt'i mezzi per evitar la guerra; in questo, tutti li avea messi in opera per suscitarla: lo scoraggiamento, dopo la disfatta, eguale e nel re aragonese e nel borbonico; ma prima della guerra questi ha dimostrato coraggio maggiore di quello.
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