Perché dunque il vicario volle frappor del tempo tra la cessione ed il possesso, e lasciar libero lo sfogo all'odio che il popolaccio avea contro i francesi, quando questi erano abbastanza vicini per destarlo e non ancora tanto da poterlo frenare? Volea la guerra civile, l'anarchia? Tali erano gli ordini della regina?
Il popolo si credette tradito dal vicario, dalla Cittá, dai generali, dai soldati, da tutti. La venuta de' commissari francesi, spediti ad esigere le somme promesse, accrebbe i suoi sospetti ed il suo furore. Il giorno seguente, corse ai castelli a prender le armi; i castelli furono aperti, la truppa non si oppose, perché non avea ordine di opporsi. Il vicario fuggí come era fuggito il re; il popolaccio corse a Caivano(25) per deporre Mack, il quale, sebbene alla testa delle truppe, non seppe far altro che fuggire(26). Ogni vincolo sociale fu rotto. Orde forsennate di popolaccio armato scorrevano minaccianti tutte le strade della cittá, gridando «Viva la santa fede!», «Viva il popolo napolitano!». Si scelsero per loro capi Moliterni e Roccaromana, giovani cavalieri che allora erano gl'idoli del popolo, perché avean mostrato del valore a Capua ed a Caiazzo contro i francesi. Riuscirono costoro a frenar per poco i trascorsi popolari, ma la calma non durò che due giorni. I francesi erano giá quasi alle porte di Napoli.
S'inviò al loro quartier generale una deputazione composta da' principali demagoghi, perché rinunciassero al pensiero di entrare in Napoli, offerendo loro e quello che era stato promesso coi patti dell'armistizio e qualche somma di piú. La risposta de' francesi fu negativa, qual si dovea prevedere, ma non qual dovea essere: qualche nostro emigrato, mentre moltissimi convenivano della ragionevolezza della dimanda, aggiunse alla negativa le minacce e l'insulto; e ciò finí d'inferocire il popolo.
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