Avvertito il Girunda dalla vecchia istessa della partenza del supposto principe ereditario, montò tosto a cavallo per raggiungerlo; ma tenne una strada diversa. E, non avendolo incontrato, domandando a tutti se visto avessero il principe ereditario col suo séguito, sparse una voce, che tosto si diffuse, e bastò per far mettere in armi tutti i paesi per dove passò e per far correre le popolazioni ad incontrarlo. Il supposto principe fu raggiunto a Mesagne e fu obbligato dalle circostanze del momento a sostener la parte comica incominciata; ma, non credendosi sicuro in Mesagne, si ritirò sollecitamente in Brindisi. Qui, rinchiusosi nel forte, cominciò a spedire degli ordini. Uno dei dispacci conteneva che, dovendo egli partire per la Sicilia a raggiungere il suo augusto genitore, lasciava suoi vicari nel Regno due suoi generali in capo, che il popolo dipoi credé due altri principi del sangue. Questi due impostori, uno cognominato Boccheciampe e l'altro De Cesare, si misero tosto alla testa degl'insurretti. Il primo restò nella provincia di Lecce ed il secondo si diresse per quella di Bari, conducendo seco il Girunda, che dichiarò generale di divisione.
Con questa truppa, che fu fatta composta di birri, degli uomini d'armi dei baroni, dei galeotti e carcerati fuggiti dalle case di forza e dai tribunali, e di tutti i facinorosi delle due province, riuscí loro facile l'impadronirsi di tutti i paesi che proclamata avevano la repubblica e di sottomettere con un assedio Martina ed Acquaviva, le quali cittá giurato avevano piuttosto morire che riconoscer gl'impostori.
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